Lambda, il capolavoro di Vincenzo Lancia

La Lambda è universalmente considerata il capolavoro di Vincenzo Lancia, la sintesi perfetta delle idealità tecniche, della passione, della genialità innovatrice di un uomo ormai giunto alla piena maturità di industriale e di organizzatore. Anche dopo la Lambda, sono usciti dagli stabilimenti di Monginevro modelli rivoluzionari, enormemente avanzati sulle concezioni tecnico-costruttive correnti, eppure è giusto parlare della Lambda come del capolavoro di Lancia proprio perché sbocciata in un periodo in cui l’automobile doveva ancora acquistare la sua fisionomia definitiva, perché le idee messe in atto su quella straordinaria vettura dovevano rivelarsi qualcosa di profetico, schiudendo orizzonti impensati al divenire del disegno automobilistico.
La nascita ufficiale della Lambda risale al 1922, con la presentazione ai Saloni di Parigi e di Londra, nell’ottobre di quell’anno. Ma la sua gestazione progettativa risale molto più indietro; in un certo senso, anzi, a un periodo in cui la Lambda doveva essere ancora immaginaria.
Vincenzo lancia aveva come ambito mentale l’istinto alla riflessione, anche fuori del suo mondo di lavoro, su tutti i fenomeni e gli aspetti di quello che gli si parava davanti naturalmente con frequenti accostamenti alla ragione della sua vita: l’automobile. Un giorno, subito dopo la guerra, durante un viaggio in mare si era vivamente interessato alla struttura della nave in relazione alle forti pressioni sostenute, e gli era balenata in testa l’idea di traferire analoga tecnica al veicolo, allora costruito ancora con i vecchi concetti della vettura a cavalli, cioè con telaio che sopportava da solo ogni sollecitazione: ci ripenserà a lungo, e l’idea doveva diventare una delle concezioni fondamentali della Lambda, prima vettura al mondo con «struttura portante».
In parte anche al caso, e al profondo spirito di osservazione dell’Uomo, si deve la seconda grande innovazione della Lambda: la sospensione a ruote anteriori indipendenti. Qualche anno prima, un sabato pomeriggio, viaggiando al volante di una Kappa sulle strade del vercellese, alla volta della natia Fobello per trascorrere una giornata di pace nella casa paterna – la Montà -, l’orribile fondo sconnesso faceva sobbalzare la macchina in modo tale che a un certo momento si ruppe una balestra anteriore. Da quel momento Lancia cominciò a pensare alla necessità di fare qualcosa che rendesse le auto più stabili e sicure. Le ruote indipendenti della Lambda ebbero genesi quel giorno.
Ma le origini della Lambda rischierebbero di svaporare nella nebbia di lontani ricordi – quasi tra storia e leggenda – se non fosse per la memoria di quelli che ebbero la rara ventura di collaborare con Vincenzo lancia nella progettazione della vettura famosa. Tra di essi, il cav. Battista Falchetto, che è un’autentica miniera di ricordi. Falchetto ha conservato un libretto di annotazioni risalenti appunto all’epoca dello studio della Lambda, le cui pagine costituiscono una preziose fonte di informazioni e di aneddoti. Falchetto era entrato nell’Ufficio Tecnico Lancia (di cui a quell’epoca era direttore il signor Zappegno) al principio del 1921, proprio quando Vincenzo Lancia stava elaborando l’idea di una nuova rivoluzionaria vettura. Ma lasciamo la parola agli appunti di Falchetto.
“Il 15 marzo, il signor Lancia tine una riunione annunciandoci essere suo desiderio intraprendere gli studi di una macchina che sopportasse gli organi meccanici senza rincorrere al classico telaio. Si è parlato dello scafo delle navi come di un possibile modello di massima. Il Sig. Lancia espone anche la sua idea di sostituire all’assale rigido anteriore una sospensione tale da rendere indipendenti le due ruote nel loro movimento elastivo.
L’idea mi entusiasma – annota Falchetto – e spasso l’intera notte a schizzare vari tipi di sospensione (14, per l’esattezza), partendo dalla scomposizione del solito assale e relativa balestra. Dopo un esame minuzioso, il Sig. Lancia sceglie quella che a suo avviso offre maggiori garanzie di tenuta di strada, precisione di guida e sicurezza nel caso di rottura di una molla. Inoltre il progetto di massima prescelto per uno studio approfondito è quello che più si confà per il fissaggio alla struttura della carrozzeria portante. A proposito di questa, Lancia intuisce che con una sospensione indipendente una struttura del genere sarà maggiormente sollecitata e occorrerà quindi rinforzarla con qualche parte scatolata. Nasce cosi l’idea di prolungare la parte posteriore della vettura con una coda affusolata avente funzione di una scatola chiusa resistente alla torsione, e al tempo stesso vano per i bagagli…”
I nuovi concetti si precisano: in mancanza di esperienza si procede con il calcolo e con l’ardità originalità delle varie soluzioni che per settimane tengono impegnati tutti i disegnatori e tecnici della fabbrica. Così, la Lambda prende forma: Rocco e Cantarini realizzano il motore (un quattro cilindri a V stretto, di 2120 cmc, ad elevato numero di giri: 3250. Una follia, per quei tempi) e il capo del reparto esperienze, Scacchi, lo mette a punto.
Intanto preosegue il progetto generale della vettura, che a poco a poco prende forma concreta in ogni dettaglio. La scocca a guscio che aveva, in sezione frontale, l’aspetto di una carena di nave con fondo piatto, rivela l’origine della sua ispirazione, e assai caratteristica appariva la forma del radiatore a ferro di cavallo, collegata con il geniale trapezio delle sospensioni.
Il 1° settembre 1921 il prototipo della Lambda è pronto e lo stesso Vincenzo Lancia esce in prova, meta il colle del Moncenisio.
La Lambda era costruita da un’ossatura metallica rivestita di lamiera, sufficientemente robusta e rigida per sopportare gli organi meccanici. Le fiancate erano collegate da traverse, alcune delle quali servivano da sostegno per i sedili; inoltre sul pavimento era ricavato una specie di canale rovesciato, o tunnel, entro il quale correvano l’albero di trasmissione ed il comando del cambio di velocità, la relativa scatola essendo sistemata sotto il cofano, dato il ridotto ingombro longitudinale del motore. Il tunnel era nato in conseguenza dell’abbassamento del piano del pavimento, ed è a sua volta un’innovazione apportata dalla Lambda.
Il 1922 vide l’Ufficio Tecnico e il Reparto Esperienze duramente impegnati nella definitiva messa a punto della Lambda, che aveva frattanto cambiato il volto assumendo una forma frontale più squadrata, e di cui l’incontentabile Lancia cominciava ad essere veramente soddisfatto. Finalmente, nel novembre di quell’anno, la prima vettura in edizione definitiva affrontò il giudizio del pubblico ai Saloni di Parigi e Londra. La linea bassa, slanciata della Lambda, così dissimile dalle tozze carrozzerie dell’epoca, sorprese dapprima e poi affascinò gli automobilisti, mentre i tecnici, pur ammirando la bellezza di disegno delle soluzioni tecniche, non nascosero la lor perplessità sulla resistenza di una sospensione cosi rivoluzionaria e di una carrozzeria senza telaio.
Comunque, con istintivo buon senso, la clientela non tardava ad accostarsi alla Lambda, che a partire dal 1923, e ininterrottamente fino a tutto il 1931 conobbe su tutti i mercati del mondo un successo entusiastico. In quei nove anni furono costruite nove serie di Lambda. Complessivamente ne furono costruiti 13 mila esemplari, e le Lambda costituiscono ancora oggi pezzi preziosi, oggetto di ammirazione da parte di chi sa scorgere in esse la pura bellezza del disegno tecnico, e quelle caratteristiche innovatrici che ne fecero una delle tappe fondamentali della costruzione automobilistica.

fonte: Periodico di informazione edito e distribuito dalla Lancia&C., numero 29, anno 1971

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1 Commento. Nuovo commento

  • Che dire la prova della sua genialità e inconfutabile…e questo articolo o dimostra. Il problema sarà dover trovare qualcuno che possa considerare Marchionne come persona che ha segnato il mondo dell’automobilismo con qualche fatto e non solo con la propaganda

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