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Uomini Lancia. La storia di Francesco De Virgilio.

Il New York Times  lo ha definito come “Il Leonardo da Vinci del motore V6”. Un uomo che con il suo ingegno ha fortemente contribuito a rendere il marchio Lancia un simbolo di innovazione tecnologica. Abbiamo intervistato i figli dell’Ing. De Virgilio, Luigi e Giovanni, di uno dei suoi colleghi più noti, Gianni Tonti, e con loro ripercorreremo la storia del marchio torinese attraverso la sua vita.

Francesco De Virgilio nacque il 23 dicembre 1911,  in una Reggio Calabria che due anni prima era stata distrutta dal terremoto e con Messina aveva avuto 150mila morti. Il giovane Francesco però era tutto preso dalla sua passione per la tecnica e, dopo aver conseguito la maturità scientifica, si trasferì a Messina per frequentare la Facoltà di Ingegneria, poi a Roma ed infine a Torino dove si laureò nel ’36. Al Politecnico torinese si specializzò in Costruzioni Automobilistiche e, dopo aver fatto il servizio militare come Sottotenente di Complemento nel, guarda caso, Corpo Automobilistico, nel ’39 entrò alla Lancia come progettista.

L’allora Direttore Tecnico ingegner Giuseppe Vaccarino affidò al giovane ingegner De Virgilio l’incarico di esaminare la possibilità di brevettare un albero per un motore 6 cilindri a V con angolo di 39° da posizionare sul nuovo modello Lancia che si stava progettando per il dopoguerra. L’impresa era molto ardua perché questa soluzione, come scrisse: “…creava una coppia di 1° ordine controrotante per annullare la quale occorreva montare un contralbero che causava un eccessivo aumento di peso e di costi”. Il progetto venne accantonato, ma De Virgilio non si dette per vinto. Alla fine riuscì nell’impresa e scrisse così, una delle pagine più importanti nella storia dell’automobilismo mondiale. La Lancia Aurelia debuttò al Salone di Torino nel 1950 e, anche grazie all’innovativo motore 6V, fu per molti anni l’auto tecnologicamente più avanzata d’Europa. Ancora oggi i 6 cilindri Pentastar montati sulle auto americane derivano dal motore di De Virgilio.

Quando, alla fine del 1955, la famiglia Lancia cedette l’Azienda al finanziere Carlo Pesenti, l’ingegnere iniziò ad occuparsi dei motori diesel per camion e autobus, progettando fra l’altro un motore 6 cilindri in linea che poteva essere montato sia verticalmente sia orizzontalmente, Riprese a progettare motori a scoppio nel ’69 quando la Lancia entrò a far parte del Gruppo Fiat.
Andò in pensione nel ’75, ma continuò ad assicurare il suo prezioso contributo a Cesare Fiorio e Gianni Tonti della Squadra Corse Lancia. Seguì poi Tonti all’Alfa Romeo per realizzare sia il 4 cilindri turbo, sia il 10 cilindri a V di 72° che avrebbero dovuto essere posizionati sulle monoposto di Formula 1 e  che, invece, non videro mai i campi di gara.

tratto da un articolo di Alfio Manganaro, ex ufficio stampa del marchio Lancia
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