Motore

Tipo: 84 a 84A a seconda della versione

  • MOTORE: 1926,76 cm³
  • Anno: 1931 – 1942
  • Velocità Max: 115 km/h

In Casa Lancia, agli inizi degli anni trenta, la gamma di produzione – nel settore autovetture – si articola su due modelli: un modello “nuovo”, rappresentato dalla grossa Dilambda (uscita nel 1929), ed uno più datato, la pur gloriosa Lambda che sembra aver concluso il suo ciclo decennale e va quindi sostituita. La Dilambda è una 8 cilindri a V di 4 litri di cilindrata, mentre la Lambda, che in origine era munita di un motore da 2,1 litri, nelle ultime serie supera la soglia dei 2 litri e mezzo. Fermo restando il ruolo – da vera ammiraglia – della Dilambda, si pensa dunque di sostituire la Lambda con due modelli, molto simili tra loro anche se destinati a clientele diverse: da un lato la Artena, una 4 cilindri al di sotto dei 2 litri di cilindrata, dall’altro la Astura, con un 8 a V di soli 2,6 litri.

Per la Artena (non più un nome greco, dunque, ma quello di una città dei Volsci, in provincia di Roma) si studia un motore a 4 cilindri a V stretto (17°) di 1927 cmc, erogante 55 HP a 4000 giri. Questo motore è di chiara derivazione Lambda, anche se ovviamente in esso trovano posto migliorie ed affinamenti tecnici.

Curioso il sistema adottato per smorzare le vibrazioni del motore ed ottenere una dolcezza di funzionamento simile a quella dei propulsori a 6 cilindri: il motore è fissato, mediante quattro silentbloc, a due piccole balestre ausiliarie fissate al telaio. Altra caratteristica presa dalla Dilambda è l’impianto di raffreddamento (ad acqua) con l’azione parzializzatrice a controllo termostatico. Anche in questa più economica Artena viene adottato il sistema di lubrificazione centralizzata.

Abbandonata la scocca portante tipica della Lambda, l’Artena (come del resto la sorella maggiore Astura) dispone di un telaio in cui la struttura di base in due sezioni verticali scatolate, un rinforzo ad “X”, e longheroni leggermente convergenti anteriormente: due tubi tondi longitudinali, che si dipartono da una traversa di rinforzo, si integrano poi con le estremità dei longheroni. Misto il sistema di sospensione adottato: anteriormente troviamo il classico schema Lancia (anche se questa volta privo dei rinforzi obliqui, che sulla Lambda collegavano la cornice del radiatore con i cilindri di sospensione, non più necessari per via della maggiore rigidità conseguita), mentre al retrotreno c’è un normale ponte rigido con le balestre semiellittiche ed ammortizzatori (Siata) a frizione.

Piuttosto leggera (860 kg l’autotelaio, 1150 kg la berlina di serie), l’Artena raggiunge una velocità massima di circa 115 Km/h ma passerà alla storia per la proverbiale robustezza (pare sia stata se non la prima, una delle prime macchine al mondo a poter superare la soglia dei 100.000 chilometri senza necessità di revisioni).

L’Artena viene prodotta con carrozzeria berlina (a 4 luci e 4-5 posti oppure a 6 luci e 6-7 posti) dalla casa stessa, anche se non mancheranno alcune creazioni fuoriserie (che tuttavia privilegeranno di gran lunga la sorella maggiore Astura).

Presentata per la prima volta al Salone di Parigi nell’ottobre del 1931, la Artena subisce, dopo circa un anno, alcune modifiche di dettaglio (seconda serie), poi, nel 1933, con la terza serie, l’autotelaio si sdoppia, nel senso che vengono resi disponibili due diverse misure di passo. La produzione sembra cessare all’inizio del 1936, ma quattro anni dopo, quando ormai anche l’Italia sta per entrare in guerra, l’Artena resuscita, con un’ultima quarta serie dal destino un po’ triste: profondamente modificata nel telaio, ora del tipo a pianale, monta un motore depotenziato (51 HP) ed è infatti destinata soprattutto a carrozzerie d’ambulanza o per usi militari.

Sostanzialmente, le due nuove creazioni Lancia si distinguono per il motore, ma diverse sono anche le dimensioni del passo (299 cm la piccola Artena, circa19cm in più – onde poter ospitare il più ingombrante motore 8 cilindri – la sorella maggiore).

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