La grandezza di un marchio come Lancia è stata conquistata negli anni anche grazie alla passione di tanti meccanici che hanno saputo custodire, riparare e preservare le nostre auto. Una passione che, soprattutto negli anni passati, aveva il sapore del sacrificio e dello studio in mancanza di della componente elettronica che sempre di più ha sostituito la formazione personale nel lavoro di officina.
In questa puntata speciale di LanciaGarage, Raffaele Terlizzi ha incontrato Danilo Della Giovampaola un meccanico che sin da giovanissimo, attratto dalle auto e motori, non ha mai smesso di nutrire la sua passione per Lancia, costruendo un archivio di libri, oggettistica e pezzi che potrebbero fare invidia a qualsiasi collezionista. Uno “Scrigno dei sogni” in cui è possibile rileggere la storia del marchio torinese dai primi anni del novecento sino ai giorni nostri. Attraverso questo scrigno, e i suoi oggetti, faremo un viaggio alla scoperta di quello che è stato e di soprattutto di cosa è diventato il mondo dell’auto di questi anni.
Chi ha avuto la possibilità e la fortuna di vedere al lavoro su una Lancia, meccanici con tali caratteristiche, ha avuto anche l’opportunità di conoscere meglio le raffinatezze costruttive di queste automobili e, di conseguenza, apprezzarne il valore.
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La mostra dei “70 anni della Lancia AURELIA – 1950 – 2020 ” andata in onda al MAUTO di Torino vuole ri-tornare a quella “Prima della Prima” di Primavera di tanti anni fa , ricordando agli appassionati lan-cisti, amici ed autorità i tanti calici alzati in onore della neonata “Aurelia” nella dependance di Corso Emanuele II a Torino. E’ il momento di festeggiare adeguatamente un modello della nostra produ-zione automobilistica considerato uno dei più moderni, sofisticati e ricercati dell’offerta mondiale del dopoguerra, all’avanguardia in fatto di innovazioni tecnologiche .
L’atmosfera ricreata al MAUTO è quella effervescente degli anni ’50/60 , caratterizzata da quel grande fervore creativo che regna in quel periodo in tutti i settori e in specie in quello dell’’auto. Pure i vari TOTEM scenografici a tema che accompagnano il visitatore lungo il percorso espositivo mettono in risalto le tante storie di quegli anni legati al mondo dell’Aurelia, gli pneumatici Cinturato Pirelli e gli equipaggiamenti sportivi di Enrico Nardi dedicati proprio a questa vettura .
Al primo piano espone nella sala Morphin le varie Aurelia corredate da fotografie e cartoline del tempo che descrivono la storia e l’atmosfera dell’auto in quegli anni favolosi , insieme a filmati , manifesti e musica a tema. Ti viene incontro la Lancia Aprilia Bilux creata alla fine degli anni ’40 da Pinin Farina che studia prospettive più avanzate di forme, con fiancate e parafanghi a superfici continue , integrando la tipica griglia Lancia con la forma rastremata della carrozzeria.
E’ una Bilux simile a quella esposta , pure dello stesso colore , che Gianni Lancia, Vittorio Jano e Francesco De Virgilio utilizzano per collaudare il nuovo motore 6 cilindri a Vu di 45°, il primo al mondo, poi aumentato a 60°, destinato all’Aurelia. Lo spirito dell’Aurelia – “Mito senza tempo” – aleggia tutt’attorno di nuovo irresistibile e ti avvolge completamente man mano che procedi lungo la mostra, risvegliando il fanciullo che è dentro di te. Sei attratto dalla supremazia della meccanica dell’Aurelia, quali la bellezza del blocco motore in alluminio fuso in conchiglia , vero pezzo d’artista, la precisione di ogni singolo ingranaggio del gruppo cambio-trasmissione, l’efficacia delle quattro sospensioni a ruote indipendenti, l’architettura del nuovo motore sei cilindri Vu a 60°, primo al mondo. La nuova berlina media Lancia viene presentata al 32° Salone dell’auto di Torino nella primavera del 1950 : si chiama AURELIA , con il numero di progetto costruttivo B10. Motore a 6 cilindri a V di 60° Cilindrata 1.754 cc , cavalli 56.
Nello stesso periodo vengono inoltre approntati 768 autotelai per la produzione delle “fuoriserie”.
A metà degli anni ‘50 l’Aurelia è sempre sotto i riflettori, a dimostrare che ciò che è bello è anche valido, funziona bene. Concretezza e severità del modello si scontrano con la ricerca di molti stilisti del tempo, influenzati dalle forme opulente che arrivano dagli Stati Uniti. Ma anche dall’altra parte dell’oceano si guarda alla sobria eleganza dell’auto italiana e ci si prepara a voltare pagina. L’ultima Aurelia berlina è la B12 che dopo le B21 e B22, entrambe di 1991 cc. di cilindrata e rispettivamente da 70 e 90 cavalli, conclude la rincorsa frenetica a cavalli e prestazioni, puntando invece al comfort, alla dolcezza di guida, in linea con le direttive dei nuovi vertici di Borgo San Paolo. Le modifiche apportate vanno in questa direzione : la cilindrata passa a 2,266 litri da 87 HP ed il nuovo ponte De Dion con balestre longitudinali dietro migliora tenuta di strada e fluidità di marcia. Il lifting alla carrozzeria riguarda la linea del cofano , frontale e coda, ora tese e rettilinee che conferiscono all’ultima Aurelia B12 la veste di alto rango, da vera ammiraglia. Arriva adesso la parte più esclusiva della mostra, quella riservata alle fuoriserie!
Qui puoi ammirare auto esclusive, prodotte in un unico esemplare, difficili rivedere tutti insieme questi capolavori, che invece il MAUTO è riuscito a riunire. Infatti, troviamo la AURELIA coupé di Bertone “one-off” del 1952, la B53 della Carrozzeria Balbo, la prima disegnata da Franco Scaglione , il famoso designer , anch’essa unica al mondo. Scendendo la scala che porta alla seconda parte dell’esposizione, possiamo ammirare la “Giardinetta” di Viotti, (nome registrato dalla carrozzeria torinese) sullo stile delle “woody americane” del tempo e vicino le due cabriolet Aurelia Pininfarina, una grigio metallizzato ed una nel famoso “Blu Lancia”, il colore preferito dal dirigente d’azienda di allora. Quindi si approda in un ambiente vacanziero: Brigitte Bardot a St Tropez fa da sfondo all’ AURELIA B 24 spyder del film “Il Sorpasso” , che certo non necessita di commenti, affiancata dalla B 24 con-vertibile più convenzionale e “tranquilla”, sia nel comfort che nei cavalli a disposizione. Tutte e due testimoni dei favolosi anni 50/60, irripetibili, accompagnati in sottofondo da musiche e stralci di altri film che coinvolgono l’Aurelia, ricordate ? “ Et Dieu crea la femme” con BB, J.L. Trintignant e C.Marquand, ” Una botta di Vita” con A.Sordi e B.Blier, “La svolta pericolosa , una storia d’oggi” , il primo telefilm diffuso dalla Rai TV Uno in quattro puntate ad iniziare dal 2/9/1959. La storia di questa magnifica vettura inizia nel 1954 quando dai capannoni della Lancia esce un prototipo derivato dalla B 20. Ha dei grossi rostri sui paraurti e fa la sua prima uscita in una gara di regolarità a Cortemaggiore guidata dal famoso Gigi Villoresi. Poi non se ne sa più niente o, meglio, viene letteralmente sequestrata da Gianni Lancia che la usa per muoversi sulle strade della città di Torino. Per qualche tempo di quel modello non si sa più nulla, ma in realtà i progettisti stanno lavorando all’Aurelia B24 Spider, un modello nato con un occhio alle possibilità del mercato statunitense. La presentazione ufficiale avviene al Salone di Bruxelles il 15 gennaio 1955. Il nuovo modello è ancora più elegante del prototipo. Gli aggressivi rostri sono sostituiti da quattro piccoli paraurti che guardano vezzosamente all’insù mentre il parabrezza panoramico ispirato ai modelli nautici sembra fatto apposta per conquistare il pubblico nordamericano. Scesi al piano terra, il visitatore è atteso dalle sette diverse AURELIA B 20 GT, la due porte sportiva uscita nel 1951 vera rappresentante del “Gran Turismo” , il nuovo segmento di mercato che inizia a delinearsi nel futuro dell’Europa intera, perfettamente interpretato dalla Lancia. E’ la vettura che il fortunato possessore dell’epoca usa indistintamente per andare la mattina in ufficio, la sera a teatro e la domenica in gara .
La B20 GT I serie che ha una potenza di 75 cavalli viene presentata al Salone di Torino del 1951., Questa bellissima berlinetta ha, in realtà, un’origine se non misteriosa, quantomeno contestata. E’ infatti attribuita alla Pinin Farina fino a quando Felice Mario Boano, socio allora della Carrozzeria Ghia, non ne rivendica la paternità. La B20 GT è prodotta tra il 1951 ed il 1952 in 400 unità realizzate dalla Pinin Farina e 98 dalla Carrozzeria Viotti.
Nel 1957 la Carrozzeria Pinin Farina, trae ispirazione dalla propria precedente creazione, la Florida I per realizzare la Florida II, il prototipo della futura Flaminia Coupè che entrerà ufficialmente in pro-duzione nel 1957. Meccanica della Flaminia berlina, basata su quella dell’Aurelia B20 GT VI versione. Motore 6 cilindri a V di 60° Cilindrata 2451 cc cavalli 98. Per diverso tempo l’auto esposta viene utilizzata personalmente dal fondatore Battista Farina. Realizzata in modello unico.